Una due giorni in Valpolicella con FISAR in rosa, il progetto nato per rispondere alle esigenze di valorizzare le professionalità femminili nel panorama enoico.
Un weekend alla scoperta dell’Amarone, in compagnia di sommelier preparatissime, di donne straordinarie e di produttrici colte e appassionate che, tutte insieme, puntano a valorizzare la figura femminile e il suo ruolo in un mondo che, nell’immaginario collettivo, è prettamente maschile.
Immaginate un Eden ad alta concentrazione di vigneti, a metà strada tra le Alpi e la pianura, con l’Adige che lambisce terreni prettamente calcarei ricchi di reperti fossili, tufo e basalto da una parte, e tutta la dolcezza culturale e storica che infonde armonia dall’altra, quella di Verona. Giulietta compresa che, detta tra noi, mi sono sempre immaginata con un calice di Amarone sul balcone.
Benvenuti in Valpolicella.
Che cosa ho fatto in questi giorni di wine tour in compagnia di FISAR in rosa?
Prima di tutto, sappiate che ho degustato dei vini eccezionali e che ho avuto la possibilità di comprenderne le caratteristiche specifiche a 360°, grazie alle spiegazioni fuori concorso di alcune sommelier FISAR.
Sappiate, poi, che ho visitato cantine di aziende agricole di qualità e fama internazionale e, soprattutto, che ho condito ogni bicchiere, ogni momento e ogni luogo con un punto di vista innovativo e profondo: quello delle donne che sanno e che fanno.
E siate quindi a conoscenza che mi sono intrattenuta a lungo con l’Amarone, il vino protagonista di questo fine settimana e piede sullo start di tutte le storie e le realtà che mi hanno raccontato.
Riuscire a passarvi filo per segno per le mie emozioni legate a queste ore è un’impresa difficile, perché spesso il sentire più profondo sa nascondersi bene.
Proverò comunque a farlo appigliandomi ai dettagli, ai saperi che mi sono stati passati a partire dalla staffetta di molte bottiglie e alla presa di coscienza che non può esistere Bellezza senza la ricerca costante dell’equilibrio, di quelli maschile e femminile in primis.
6 vini: Dimmi che Amarone bevi e ti dirò che donna sei
Il mio viaggio con FISAR in rosa ai confini del rosso è iniziato da una tavola rotonda presso la prestigiosa Villa Lebrecht di San Pietro in Cariano, villa veneta del XVI secolo e sede del Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie Viticole ed Enologiche dell’Università di Verona.
Protagoniste la Presidente Nazionale FISAR, Graziella Cescon, la Coordinatrice Nazionale di FISAR in Rosa Luisella Rubin, la Professoressa Laura Calafa, Docente Ordinaria di Diritto del Lavoro dell’Università di Verona ed esperta di Pari Opportunità, sei appassionate vignaiole che hanno raccontato la storia e le prospettive del loro Amarone e Karen Casagrande, Fisar Ambassador che ci ha condotto a degustare questi prestigiosi vini attraverso sentieri sensoriali e narrativi di fine fattura.
E ovviamente, l’Amarone, che si è offerto a noi tra tradizione, innovazione e prospettive future.
Lo sapevate che l’Amarone ha preso il nome dalla sua caratteristica vena amarognola o che le sue uve raccolte dalla seconda metà di settembre sono poste ad essiccare fino alla fine di dicembre?
Ed eravate già a conoscenza del fatto che per l’appassimento delle uve si utilizzano graticci chiamati “arelle”, di norma in bambù, e che il periodo di sosta nelle botti di rovere è piuttosto lungo?
Sapevate, poi, che per la tipologia Riserva l’affinamento in bottiglia deve protrarsi per quattro anni?
E infine la nota che più mi ha colpito: nelle annate migliori, l’Amarone non ha un’immediatezza fruttata, ma percezioni più complesse nelle quali si esaltano note profonde. Proprio come una donna speciale, è un vino sfaccettato, che non puoi valutare in fretta o al primo assaggio perché sfida il tempo, si flette, si mostra e si nasconde di nuovo, gioca di astuzia e possiede tutte le armi per intrigare l’anima, oltre che il palato.
1. Amarone della Valpolicella DOCG Classico 2013, 16% vol., Società Agricola Venturini
Un vino a due tempi e a due anime che non può essere sentito del tutto se non hai la pazienza di aspettare. E con sentire intendo arrivare.
È un vino di grande struttura, alcolicità e permeanza, elementi che in un certo modo riempiono subito e possono tradire perché rischiano di non portarci al livello successivo.
Rubino sfumato al colore, nasconde le sue note fruttate dentro uno scrigno di tabacco.
È una donna bellissima che fuma la sua prima sigaretta del giorno al bancone di un bar.
2. Amarone della Valpolicella DOCG Classico 2013, 16,5% vol., Azienda Vinicola Zenato
Il mio primo naso che si è tuffato in questo calice è trasceso in un giardino: un floreale molto ampio dalla rosa al giacinto fino alla violaciocca e odori di frutta delicata ma acidula, come la ciliegia, il lampone e il ribes. Infine il cacao, vale a dire la coccola, ma solo in terza battuta.
Rispetto al primo vino, qui l’acidità chiude anziché aprire.
È una donna dagli occhi furbi, la pelle di burro e l’ironia sottile.
3. “Vaio Amaron” Amarone della Valpolicella DOCG Classico 2011, 15,5% vol., Azienda Agricola Masi
Sto parlando di uno dei 10 migliori vini del mondo, di un vino che trasuda eleganza sfacciata perché sa di essere un figlio speciale della terra e dell’uva. A prescindere.
Appena lo annusi in profondità, ti regala una ciliegia con una mano e lascia la parte alcolica dall’altra, ma subito dopo svela il suo contorno speziato che emerge piano ed elargisce carattere.
Al palato, sembra voglia essere masticato: è croccante, parla in tono tosto ma con voce dolce e suadente.
È una donna sofisticatamente snob e che sa di esserlo, ma che può continuare a farlo con il benestare di chiunque.
4. “Monefante” Amarone della Valpolicella DOCG Classico 2011, 16% vol., Azienda Vinicola Farina
Questo vino è il frutto di una delle realtà più storiche della Valpolicella classica e ogni volta che lo annusi parte da un elemento diverso. Inizia a raccontare qualcosa di nuovo appena gli dai parola.
All’inizio, sembra fruttato di mirtillo rosso e ciliegio, ma poi la zaffata alcolica è importante. Sa confondere il naso: trasuda dolcezza a non finire, ma si percepiscono anche tabacco, vaniglia, chiodo di garofano, cannella e cardamomo.
All’assaggio si racconta in tre tempi, cioè in tre momenti: l’acidità, poi tannino in punta dei piedi e infine la dolcezza. È quasi un vino nostalgico, che torna su sé stesso e si racconta.
È una donna dal passato invadente con un approccio alla vita creativo.
5. “Monte Olmi” Amarone della Valpolicella DOCG Classico Riserva 2011, 17% vol., Azienda Agricola Fratelli Tedeschi
Respirare questo vino e superare la barriera alcolica è la prima cosa da fare quando lo approcci. Infatti, il primo respiro ha in sé tutta la parte olfattiva floreale, ma sul finale esce anche il percorso che ha intrapreso nel legno con il tempo, essendo una riserva.
Tabacco, cuoio, caffè – ma con tatto.
Al gusto, la sua freschezza è la sua potenza, l’acidità saltella al palato e anche tutta l’essenza dell’uva arriva potente. In chiusura, giunge la parte floreale: si trasforma in maggio nonostante sia stato pigiato a febbraio.
È una donna coriacea e austera che, in confidenza, potrà rivelarti di dormire su cuscini imbottiti di fiori.
6. “Calcarole” Amarone della Valpolicella Doc Classico 2008, 16% vol., Azienda Agricola Guerrieri Rizzardi
Dulcis in fundo, il Calcarole ci racconta cosa ha significato per lui il passare degli anni.
I profumi ci spiegano che ruolo ha svolto l’appassimento e il segreto per capirlo è andare oltre l’etereo dell’alcol, perché il ricordo della frutta c’è: sciroppo di prugna e note ossidate e mandorla, mallo di noce e miele chiaro.
Sopra di tutto, scopriremo che è un vino che racconta grande dolcezza e l’alcolicità è in realtà più morbidezza, perché accompagna.
Al gusto si scopre la sapidità che dà concentrazione: la dolcezza deve essere stemperata e in questo caso abita proprio nell’estratto minerale che guida tutta la sua degustazione.
E sul finale il caramello: l’eterno dolce amaro.
È una donna saggia, che sa come la vita sia fatta di tutto un po’ e che ciò che conta davvero è avere sempre le caramelle nella borsa.
2 cantine con FISAR in rosa: Cantine Masi e Cantina Zýmē. Gli scrigni dell’eccellenza
Infine una cena di alta qualità alla tenuta Serego Alighieri, dimora storica che fu casa di Dante Alighieri durante l’esilio veronese e oggi unita anche con Masi Agricola, e la visita a due tra le migliori cantine del territorio, sempre guidata da donne dal timbro speciale.
La cantina Masi, produttore leader di Amarone e con riconosciuta expertise nella tecnica dell’appassimento, propone vini che sono l’espressione dei valori del territorio di origine in cui è profondamente radicata. Utilizza principalmente uve e metodi autoctoni delle Venezie, con costante aggiornamento tecnologico, per garantire “vini moderni dal cuore antico”, come ama definirli.
Infine la visita all’Azienda Agricola Zýmē, alla scoperta dei vini prodotti da Celestino Gaspari con la collaborazione della figlia Marta e del team di giovani donne coinvolte in tutte le fasi della lavorazione e distribuzione del vino. Protagonisti della degustazione guidata sono stati i vini prodotti dall’azienda secondo i canoni della sostenibilità ambientale e risultato di un lungo percorso di studi sulla fermentazione delle uve, da cui nasce il nome dell’Azienda, Zýmē, che in greco significa lievito.
Chiudo questa lunga descrizione di persone, luoghi ed etichette ringraziando FISAR in rosa e tutto lo staff di appoggio per la professionalità, l’ospitalità e le conoscenze trasmesse, capitale umano indispensabile per la valorizzazione di queste eccellenza italiane.