Non c’è scelta più gratificante che entrare a piedi scalzi in una fantasia, o al più con scarpa bassa. Scoprirsi dentro un’idea casuale e lasciarla fare, senza aggiunte, opinioni o pensieri accessori, e concederle gli unici lussi di svolgimento libero e finale aperto.
Mi riferisco a una di quelle idee meravigliose e un po’ folli che ti vengono per caso, sinonimo di piccolo sogno ad occhi aperti e con la stessa consistenza e durata di un trailer, evanescente e corta. Perché vietarsi il film intero?
Quando sfiliamo abiti in fantasia dai nostri armadi dovremmo procedere così, non avere la pretesa di abbinarli ma solo il piacere di indossarli per vedere dove ci condurranno. Via le collane, via le cinture, gli smalti, le borse extrasize e i sandali con il tacco che ne falsano portamento e narrazione. Perché anche un abito può averne una, lo sapete vero?
Quando ero piccola, mi tuffavo nei film, nei libri, nei sogni e nei prati appena fuori città proprio così. Scevra da indugio, non mi preoccupavo di orientare il senso di un racconto o di un’intuizione, e nemmeno di stendere a terra un plaid su quei parchi di primavera. Preferivo macchiarmi di verde i vestiti bellissimi che mia madre comprava anziché filtrare la spontaneità dell’abbandono, con pace all’anima del bucato.
Gli entusiasmi, i lampi di genio e quelle pazze sensazioni non vanno incorniciati o ricollocati in uno schema già noto. Tanto meno vanno smorzati. Vanno lasciati liberi di essere quello che sono perché possano diventare quello che vogliamo.
Questo vale sempre, sempre + 1 se ci sono dei fiori sullo sfondo.
ph. credits
Vogue US, February 2016
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