Camicie di stagione

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Io non è che preferisco la frutta di stagione perché “così s’ha da fare”, perché il fruttivendolo è un tipo all’antica o perché le ciliegie a febbraio non mi piacciono, mentre a maggio sì. Io la scelgo semplicemente perché è più buona. È più rotonda, più colorata, più predisposta a litigare con il caldo senza peccare di buongusto.

E la stessa identica cosa vale per le camicie, di stagione.
Una camicia color cielo con le maniche a sbuffo di nuvola mica te la puoi assaporare davvero fino in fondo a dicembre. Certo puoi farlo, se ti va, ma sarà un pasto veloce perché il rischio che ti resti fredda sullo stomaco è elevato tanto quanto quello di non trovare parcheggio alla vigilia di Natale, in centro.

Una camicia di lino intrecciata sulla schiena la vedrete solo tu e la schiena, probabilmente, se calzata a gennaio con il termometro a -6. Sarà coperta di cardigan, giacche, pacchi di lana pazzeschi che non le renderanno la giustizia che merita e che l’adeguata stagionalità conosce, perché può.

Per la gioia dei ferri da stiro, sappiate che io sono un’usatrice folle delle camicie di primavera. Un po’ come gli uomini, che sono bestie rare su tutto ma la camicia è una al giorno sicura, due se capita.

Cosa c’è di più elegante di una camicia? In cotone, in seta, di lino, qualunque tessuto passa per le mie grinfie in questo periodo va bene, purché sia naturale.

Quest’anno è l’anno delle camicie sbieche, tanto per variare il tema. Asimmetriche al punto che quando sei in camerino, a provarle la prima volta, devi ingaggiare una direzione dei lavori per infilarla. Idem per levarla e appenderla sulla gruccia di casa mezz’ora dopo.

Con le punte cadenti a triangolo sulla schiena come le fragole, rotonde sugli avambracci tipo le prime more che, se solo tu avessi il tempo, faresti marmellate per tutto il condominio, sporcando pure quella meraviglia di camicia azzurra durante l’invasamento.

Con la fusciacca. Che sembra una blusa ma resta una camicia, polposa al centro come le pesche bianche, bravissima nel coprire la pancia e alzare le tette.

Stagionalità. Eccellenze di alcune vetrine (poche) che sanno proporre ancora qualcosa di buono oltre l’acrilico e al di là delle maglie-maxi-stretch-rapinatrice a cui l’unica cosa da rubare è l’ascella dopo tre ore di utilizzo.

Mangiate sano, vestite vitaminiche con il senno di poi, comprate roba bella, garbatamente originale, e stirate un’ora di più, che non è mai morta nessuna.

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