Mio padre ha sempre avuto una grande passione per la cucina e per lui avere tre figli totalmente disinteressati al cibo era un vero dramma. Cercava di rimpinzarci in ogni modo al solo scopo di testare su di noi i suoi esperimenti culinari. Verso la metà degli anni 80 comparve in casa nostra un nuovo elettrodomestico che ridusse di 3 metri per 4 la consistenza della nostra già angusta cucina, e ci tolse definitivamente l’appetito. Si trattava di un banco congelatore col quale mio padre avrebbe potuto mettere alla prova la sua abilità di cuoco snobbando la nostra inappetenza; la vorace bocca del congelatore avrebbe potuto inghiottire tutto ciò che noi non desideravamo neppure saggiare. Si arrivò presto al punto in cui il nostro congelatore straripava di cibo, eravamo pronti ad affrontare qualsiasi emergenza, la guerra nucleare, l’esplosione del Vesuvio, o perfino l’arrivo improvviso della mia nonna materna che mangiava come uno scaricatore di porto ma in quanto a pericolosità era senza dubbio più temibile dell’eruzione di un vulcano.
Il congelatore aveva regalato a mio padre una sorta di ubiquità, poteva fare le magie, far spuntare un coniglio dal cilindro, una parmigiana di melanzane in una grigia giornata invernale ma non era ancora riuscito nel vero miracolo, raddoppiarci l’appetito.
Quando a casa si presentava la nonna, noi bambini subivamo una vera persecuzione. Ci metteva in fila in ordine decrescente e ci faceva un check up, per darci sempre la stessa diagnosi, eravamo secchi e ammalati. Avevamo bisogno di uno zabaione. Così mentre lei sbatteva le uova rigorosamente a mano, con la forza di mille braccia, noi scartavamo i regalini che ci aveva portato. Si trattava sempre di abiti, perché i giocattoli per lei erano cose inutili, ed erano rigorosamente della taglia sbagliata, perché noi bambini crescevamo in altezza ma restavamo sempre dello stesso peso. I vestitini che ci comprava la nonna erano o troppo larghi o troppo corti, gli enormi pantaloni li indossavamo con il risvolto, in modo che avremmo potuto metterli anche l’hanno seguente, le camicine, sempre striminzite, passavano da un fratello all’altro, così a me toccava indossare le Oxford a righe, ed andavo in giro conciata come Deane Keaton ai tempi di Io e Annie.
photos: J. Crew collezione autunno 2010 da
coolechicstylefashion
Io e Annie

E bravi Papà e Nonna materna, queste sono persone da amare per sempre.
I figli – o nipoti – devono essere belli, floridi e tondi.
I ricordi sono sempre uno splendido rtifugio anche quando erano qsi un incubo …..
E questi sono simpaticissimi e adorabili….
….. e lo zabaione è troppo buono …….
miaaaaoooooùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùù
Inconscio omaggio a Woody e allo stile della Keaton!
ahahah io ho amato follemente lo stile “mascolino” che la Keaton indossava ai tempi di Io e Annie , figurati che ho anche cercato di “riprodurlo” ahahahaa
p.s.:quando ho letto la parola parmigiana mi è preso un attacco di fame..cosa non darei per mangiarne un pezzo adesso =D
Baciii
tipico dei genitori…
traspondono l’affetto!
Tu e Annie, che divino accostamento…
…il nome dell’articolo mi ha fatto quasi venire un colpo…Annie…un nome un incubo!!
…IO L’HO CONOSCIUTA TUA NONNAAAAA!!! Stupenda donna, me la ricordo come una specie di Susanna Agnelli del profondo Sud…una messinese, ma molto diversa dalla tipica nonnina sicula…molto militare, molto androgena, molto tosta, molto chic…una vera pietra miliare della mia infanzia!!!
Grazie Adele per il bel ricordo…condito, come al solito, dalla freschezza della tua ironia!!!
Come al solito bellissimo post.
S.
mica male! c’è chi diventa matta per avere l’aria esile per potersi permettere le oxford striminzite con il pantalone rovesciato… eh si, le nonne sono sempre un passo avanti…
buona giornata
michela
anch’io per un breve periodo della mia vita campavo a zabaione e Haliborange (vitamina C al sapore di arancia, ma sembravo il figlio adottivo di stanlio …
ciao, la nonna sono io, perchè io porto ai miei figli abiti dato i giocattoli non servono, tranne i libri ovviamente e della taglia sbagliata! sono assolutamente incapace con le taglie, le sbaglio e per non sbagliare prendo sempre cose più grandi, quindi pantaloni, ho sue maschi che potranno mettere con il risvolto! Ma la nonna è anche la mia mamma, per cui io figlia che ha 43 anni, ha ancora bisogno di zabaione, ma soprattutto di mangiare perchè magra! Anche mio figlio, per lei, ha comunque, al disopra di ogni cosa, bisogno di mangiare…..
Nel leggere dei tuoi pantaloni col risvolto non ho potuto fare a meno di ripensare al mio cappottino beige.. All’epoca in cui mia madre me lo comprò (avrò avuto 6 o 7 anni) mi arrivava quasi alle caviglie, quando ho smesso di usarlo arrivava al ginocchio (come doveva essere). Era bellissimo, i bottoli li ho ancora, li ho usati per decorare una borsa..
Grazie per esser passata da me ed esserti unita al mio blog, e complimenti per il tuo! Hai una nuova follower! 🙂