Nei giorni in cui il sole picchiava forte si lavava i capelli, poi, assieme al gatto, un maschio rosso tigrato, si metteva a sedere sulla scala di soccorso a pizzicare la chitarra mentre i capelli asciugavano. Ogni volta che sentivo la musica, andavo a mettermi in silenzio accanto alla finestra. Suonava molto bene, e qualche volta cantava. Cantava con il timbro rauco, incerto di un adolescente. Conosceva tutti i grandi successi, Cole Porter e Kurt Weill; le piacevano soprattutto le arie di Oklahoma! che erano nuove quell’estate e che si sentivano dappertutto. Ma c’erano momenti in cui cantava cose che vi facevano domandare dove poteva averle imparate, o da dove mai potevano venire. Strane arie dolci-amare con parole che sapevano di pini e di prateria. Una diceva: Don’t wanna sleep, Don’t wanna die, Just wanna go a-travelin’ through the pastures of the sky (Non voglio dormire, Non voglio morire, Voglio soltanto viaggiare per i pascoli del cielo); e, questa sembrava piacerle più delle altre, perchè continuava a ripeterla anche quando i capelli erano già asciutti, anche quando il sole era tramontato e le finestre si illuminavano nel crepuscolo.
Holly Golightly, la protagonista di Colazione di Tiffany di Truman Capote, è un assurdo coacervo di fragilità e frivolezza, è un personaggio in cerca del suo posto nel mondo, e non è dato sapere se esso sia in questo continente o in quell’altro, ciò che è certo è che non vi arriverà scalza. Calzerà scarpe eleganti dal tacco sottile, come i sandali Jimmy Choo ‘Thistle’ e comincerà una nuova vita senza alcuna incertezza, men che mai nell’andatura.
Il libro: Colazione da Tiffany – Truman Capote 1958, 95 pagine.
Le scarpe – Jimmy Choo ‘Thistle’
…mi sento un po’ come holly
ancora senza senza jimmy choo ai piedi, sig!
ciao
Benedetta
Bel post 🙂
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