Ogni stagione ha la sua tovaglia





Se domani fosse un mercoledì di maggio, e non uno di gennaio, metterei mano alla madia della cucina e non all’anta della camera da letto.
Me la cucirei addosso, quella quadrettata, stringendola sui fianchi e lasciandola scivolare libera dall’anca in giù, teatrante, come fosse in preda al vento soffice e villano di primavera.
Se domani fosse un mercoledì di maggio, e non uno di gennaio, mi sveglierei trasteverina, atta al vetro spesso e poco trasparente dei bicchieri e non dei calici, sospinta dall’idea febbrile di abbinarmi alle confetture vanitose dello scorso settembre, al cestino delle calze da svuotare e reimpiegare, al risvolto inaspettato della sua cravatta, sfuggente e lasca sul collo.

Se domani, però, fosse un mercoledì di maggio, e non uno di gennaio, non avrei il mio tempo.
Il mio tempo invernale per scovarla, acquistarla, modellarla, valorizzarla. Quella quadrettata.

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Immagini da:
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42 commenti su “Ogni stagione ha la sua tovaglia”

  1. sai che lo scorso san valentino siamo stati in un ristorante poco fuori milano che fa piatti tipici milanesi, molto romantico, con lucine, il caminetto, la stufa e le tovaglie a quadretti rossi come in lilly e il vagabondo!!! <3

  2. adoro tutto quanto è a quadretti.
    mi sono appena comprata una camicia, ho i coprisedia , varie tovaglie e cuori di stoffa!!!
    quegli abiti sono fantastici!!!!
    chiudiamo gli occhi e siamo già a maggio! :))

  3. Sul tavolo

    Ci terrei a precisare che ho comprato
    questa tovaglia
    con il suo semplice disegno ripetitivo
    di fiori viola scuro non menzionati
    da alcun botanico
    perché mi ricorda quel vestito stampato
    che indossavi
    l’estate che ci siamo conosciuti (un vestito
    – hai sempre sostenuto –
    che non ti ho mai detto che mi piaceva).
    Be’, mi piaceva, sai. Mi piaceva.
    Mi piaceva un sacco, che ci fossi tu dentro
    oppure no.

    Come è potuto uscirsene così in silenzio
    dalla nostra vita?
    Detesto (proprio detesto) l’idea di qualche
    altro sedere
    che faccia svolazzare a sinistra e a destra
    quelle pesanti corolle.
    Detesto ancor più immaginarmelo sgretolarsi
    in una discarica
    o fatto a brandelli – un pezzo qui che pulisce
    un’astina dell’olio
    un pezzo là intorno a una crepa in un tubo
    di piombo.

    È passato tanto tempo ormai, amore mio,
    tanto tempo,
    ma stanotte proprio come la nostra prima
    notte sono qua,
    la testa leggera tra le mani e il bicchiere
    pieno,
    che fisso i grossi petali sonnolenti fino
    a quando si mettono in moto,
    amandoli ma con il desiderio di sollevarli,
    di schiuderli,
    persino di farli a pezzi, se questo è quanto
    ci vuole per arrivare
    alla tua bellissima pelle, desiderosa,
    calda, candida come la luna.
    Andrew Motion

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