Traghetti per una Sardegna artistica e fuori stagione

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Generalmente, all’idea di “Sardegna” ti viene spontaneo associare quella di “estate”. Mare, eleganza, pane carasau al ripieno di sole e un po’ di sabbia fine e il tasto “PAUSE” pigiato bello forte per le vacanze estive.
Noi, invece, oggi vogliamo spostare la vostra attenzione su altre idee da prendere in considerazione, cioè quelle che hanno inizio da quale tra i traghetti per Sardegna prenotare in un’altra stagione. Un’altra stagione che non ci piace definire “bassa”, ma solo diversa da quella che per antonomasia si identifica come “alta”.

E vogliamo anche proporvi di puntare il dito e l’immaginazione su qualcosa di diverso da quel mare dall’eleganza assoluta che tende a prendere il sopravvento su tutta l’isola, facendo passare in secondo piano itinerari e bellezze che meritano di essere scoperti, conosciuti, vissuti e poi raccontati.

Perché, se vuoi davvero entrare nel ritmo di un posto e acquisirne i battiti, devi rifugiarti nella sua parte più vera, non in quella più celebre. Sempre. E vi possiamo assicurare che, in Sardegna, la lunghezza d’onda da cavalcare per entrare in confidenza con lei, non abita nelle sue onde, o quanto meno non solo.

Più dell’80% del territorio è montuoso e collinare, tanto per iniziare. Lo scrittore Marcello Serra la descrive “quasi un continente” e non tanto per la vastità della superficie, quanto per la varietà degli scenari di cui è composta.

Uno degli itinerari culturali che vi suggeriamo è quello dei Nuraghi, le costruzioni tipiche in pietra di forma tronco-conica qui onnipresenti, uniche nel loro genere e rappresentative della Civiltà nuragica. Stiamo parlando del II millennio a.C., tanto per intenderci. Un percorso di 200 km da Cagliari a Nuoro, in mezzo al mistero. Passerete per rione Castello, l’altopiano della Giara, il paesino di Isili. Vi fermerete di certo più del previsto ad Aritzo, dove vivono il muflone e l’aquila reale e dove le facciate delle case sono in pietra e vi mancherà il fiato per l’incanto in cui siete scivolati. Vento sulla faccia e via, passando per il lago di Gusana e Ollolai. Non fatevi mancare un calice di Cannonau di un’etichetta ogni sera diversa ed entrerete nel mood sardo dalla porta principale.

Come seconda possibilità, ipotizzate un itinerario del folclore. Quello che abita nelle manifestazioni paesane ancora intatte, nelle stagioni da festeggiare, i santi da continuare a pregare e il cibo da onorare.
La Cavalcata Sarda, per esempio. Uno degli spettacoli più seguiti e famosi dell’isola. Si svolge a Sassari, nella penultima domenica di maggio, e si tratta di una sfilata di cavalieri e gruppi in costume provenienti da tutta la Sardegna. Esibizioni di abilità equestre, il suono delle Launeddas, balli e cori fino a tarda notte. Buttate in valigia scarpe basse o, al massimo, un sandalo gioiello flat.
La Corsa degli Scalzi si svolge invece a settembre, a Cabras. Protagonisti sono un gruppo di giovani che, vestiti di saio bianco, trasportano correndo a piedi nudi la statua di San Salvatore al Santuario dell’omonimo villaggio. Un tuffo in un tempo e in una sacralità ormai sconosciuti.
Alla Sagra degli Agrumi di Muravera, vetrina per eccellenza di tutte le produzioni agrumicole, ormai ci andrete l’anno prossimo, perché si tiene a inizio aprile, ma vogliamo comunque citarla. Costumi colorati, stoffe e gioielli preziosi danzano e sfilano per le vie di Muravera, vezzeggiate da tappeti e arazzi. Insomma, farete fatica a sbattere le palpebre come natura vuole.

Infine, potevamo non suggerirvi un itinerario gastronomico? No, non potevamo. Ecco allora (tra i mille possibili) un esempio di tour gastronomico nella Sardegna sud-orientale, cioè tra Cagliari e i suoi dintorni. Un territorio con una doppia anima molto marcata, una marinara, l’altra contadina. Potrete partire da Quartu sant’Elena, ritenuta il capoluogo della panificazione e dei dolci sardi: dal “civraxiu”, un pane integrale di farina e crusca, al “moddizzosu”, soffice e alto da tagliare a fette. “Is candelaus”, invece, sono sottili sfoglie di pasta ripiene di mandorle e ricoperte di glassa di zucchero, mentre “is pardulas” sono dischi di pasta farciti di pecorino fresco, zucchero, zafferano, vaniglia e scorza d’arancia. Oh mio Dio.
Verso l’entroterra, dovrete fermarvi al paesino di Assemini, e questo non è un consiglio ma un ordine. Tra le specialità segnaliamo il “sa panada”, un timballo ripieno di verdure, anguille o carne di agnello. Nuragus, Cannonau o un Monica di Sardegna come se piovesse e senza indugi.

Non vi resta che uscire dagli schemi, prenotare al volo un traghetto, acquistare una guida turistica e scordare il bikini. Che – detto sempre tra noi – le prove costume sono anche out.

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