C’è chi in spiaggia si ciba con il fico strappato dall’albero della radura fronte spiaggia. Lì dove la terra è già mista alla sabbia e l’astuta mangrovia convive scialla con l’eleganza della buganville.
C’è chi solo anguria, chi “L’anguria mi ammazza il punto vita meglio il cracker come in ufficio che tanto qui, sulla riva, sa di tutto tranne che di scrivania”. Sembra pane azzimo con il sale grosso sbriciolato in superficie all’ultimo, quando è ancora caldo, ma vi garantisco che è la stessa roba che, in città, vi sta sullo stomaco fino a sera.
I banchetti del sud. Quelli che vedi una volta e poi muori. Dal mio telo mare cm 20 x 45 ho annusato certi profumi di pasta al forno e ‘nduja che uscivano dalla meraviglia di bivacchi siciliani colorati che mi sarei fatta adottare seduta stante dalla cuoca lì presente, quella con il grembiule immacolato sopra il costume intero. “Buongiorno Signora, potrei avere una porzione e un’adozione? Grazie. Magari anche la quarta di petto di sua figlia. Non sono una che rifiuta un dono”.
Il cocco bello. Quelle della mia generazione sono cresciute dentro il “Cooocco! Cooocco bellooo! Cooocco buono!” che l’intonazione esatta de “L’estate sta finendo” dei Righeira oggi mica te la ricordi come quella degli uomini del cocco, maglietta bianca, secchio azzurro, pinzetta d’acciaio, abbronzatura a 12 strati e tutti con lo stessa voce. Sulle proprietà rinfrescanti e dimagranti declamate nutro ancora dei dubbi, su quelle vitali e indimenticabili delle mie corse verso mamma per avere le 500 lire e comprare il mio spicchio bianco e marrone, no.
I panini alla sabbia e le birre calde. Sono il beach food di quelli che “Portami dappertutto ma non in riva al mare, ti prego”. Avete presente i tizi che non ruotano l’asciugamano con il sole, ma seguono l’ombra dell’ombrellone? Ecco, loro. La quantità di birra, quella mi stupisce sempre. Che nemmeno Homer Simpson sul divano. Devo ammettere che li adoro: chi non molla un punto per adeguarsi è stimabile esattamente come chi cambia dall’oggi al domani. Cheers.
Poi c’è chi acqua-zenzero-limone dalle 9 di mattina al tramonto (con corollario alle 13.00 in punto: “Dammi una tua patatina fritta che è comunque un tubero”), chi apre e chiude stagnola tutto il giorno (che si tratti di tic? Per chi gli sta vicino di certo), chi “Amore vado a pescare. Hai l’argenteria da bagnasciuga, vero?”, chi non mangia ma si nutre d’amore e baci da lettino con il bagnino, chi la pizza nel cartone come a casa, chi pomodori presi in piazza per la cena ma che, se non li mangio, con ‘sto caldo a sera mica ci arrivano.
Picnic a cielo aperto, stomaco da schiudere come vongole in guazzetto, fame da vincere anche quando non ce l’hai. Noi italiani siamo stupendi: dateci una situazione e noi ci costruiamo attorno sempre e comunque un’occasione. Con il cibo sullo sfondo (ma solo per pudore).
Che bella l’estate!!