Isola di Okinawa, bellezza autentica, longevità, insegnamento continuo

isola di okinawa

Oggi vi parlo dell’isola di Okinawa perché è stato il risultato di un desiderio di ieri sera.
Quando ho voglia di esprimere un desiderio, mi metto davanti al mio mappamondo. Lo faccio da sempre e così ho fatto appunto ieri. Ho girato quella sfera come fosse una roulette e puntato il dito sull’isola di Okinawa, in Giappone. Devo ammettere, non proprio inconsapevolmente.

Qualche tempo fa, mi sono imbattuta in un documentario alla tv che parlava proprio delle isole Okinawa, che formano il gruppo principale dell’arcipelago giapponese delle Ryūkyū e che comprendono l’omonima isola di Okinawa e altre minori, e ne sono rimasta estasiata, quasi ammaliata.

Come per ogni cosa, credo che anche per viaggiare esistano tanti modi. Per me, viaggiare non è solo spostarmi, salire su un aereo e fare un bagaglio più o meno leggero, ma è soprattutto raggiungere un’idea, un eden che risponda ai miei ideali o che sia in grado di offrirmi quello che cerco in un determinato momento della vita.

Dell’isola di Okinawa, mi ha trattenuto il mood.
Sono bastate poche immagini per capire che lì abitano l’incanto, l’autentico e un ritmo di vita che non è veloce, né lento, ma semplicemente è un ritmo diverso.

Da quel momento, ho iniziato a documentarmi, a leggere guide e articoli su quest’isola giapponese e non solo ho capito che voglio andarci al più presto, ma anche il perché.

Immaginate un luogo i cui abitanti, secondo gli studi, sono centenari 33 su 100. Un luogo dove non è raro imbattersi in una donna novantenne che ride senza pensare al concetto di bellezza, perché unicamente la vive da sempre.

Un luogo dove, quella stessa donna, sorseggia infuso di chomeiso, la pianta della longevità, senza ricordare quando l’ha assaggiato la prima volta.

Immaginate un pezzo di mondo incastonato nel mare profondo e lussureggiante di foreste subtropicali a nord, in cui vivono specie animali e vegetali introvabili in nessun’altra parte del pianeta.

Fatto? Ottimo. State scoprendo fin da ora l’isola di Okinawa.
Provate ora ad associare tutto questo anche a dei sapori, a traslare un territorio e la sua atmosfera in una cultura alimentare attenta, curata e fortemente connessa con il tutto intorno.

Perché la popolazione dell’isola di Okinawa, assieme a quella sarda, è la più longeva del mondo?
Alcuni medici ritengono che sia dovuto all’interazione di una dieta sana e limitata, quasi assente di riso e soia e ricca di pesce crudo, allo stile di vita e a un basso livello di inquinamento.
Per chi, come me, ama sperimentare le cucine del mondo, non importa quali purché siano vere, il goya chanpuru, l’okinawa soba o il porridge di tofu yushi (che potrete vedere anche nel video sotto questo post) sono solo la punta dell’iceberg di una tradizione gastronomica che ondeggia da sempre con gli equilibri della terra e delle persone che ospita.

L’isola di Okinawa è un mio desiderio che voglio condividere, per lasciarne traccia scritta quando starò per partire e andrò a rileggere l’istinto che, primo su tutti, mi avrà condotto in questo pezzo di Giappone.

Sono certa che individuerò la mia ricerca di oggi di uno standard di bellezza differente che, tra i suoi mille ingredienti, contiene soprattutto l’insegnamento continuo. Quello che si evolve piano, che muove da ieri, guarda a domani e si fonda fortemente sull’oggi.

Be Okinawa.
Be life.
Be ubique. Sempre.

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2 commenti su “Isola di Okinawa, bellezza autentica, longevità, insegnamento continuo”

  1. Questo post mi ha davvero affascinata. Sicuramente l’alimentazione incide sull’aspettativa di vita (e sospetto sul potere di sorridere fino a tarda età)!

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