La via en rose non è una destinazione, una strada da percorrere, un viale di petali onirico e occasionale, ma una condizione. È una predisposizione, in alcuni casi una vera e propria rivoluzione: di portamento, abbigliamento, atteggiamento. Perché, se vi hanno sempre detto che certi percorsi di colore sono autostrade di stile da imboccare qualche mese all’anno appena, con i finestrini dell’auto abbassati e bocca aperta a tirare dentro aria, sappiate che non è così.
Ho sempre trovato il rosa d’inverno più delicato di quello d’estate o di primavera perché più timido, portatore di quel coraggioso silenzioso che sa renderlo sobrio nei modi, pur essendo un azzardo per la vista avvezza alle mode stagionali, annoiata e noiosa. Quando avanza nelle sembianze di un berretto, un cappotto o un pullover, taglia un’atmosfera come fosse talco solido a passeggio, ammorbidisce un’andatura intirizzita dal freddo, lascia strascichi di onirico e precisa che la Poesia di stomaco c’entra poco con il romanticismo di maniera.
Abita anche nelle foglie di certo eucaliptus di novembre, nelle camelie controtendenza che sanno come si fiorisce a dicembre, nelle glasse di un party viziato, nei lembi dei cuori da schiudere, nell’anima di uno spicchio d’aglio e sui tuoi polpastrelli, rari, rarefatti e allenati a sfiorare mani e battiti così, fiù, soltanto con un touch.