Generazione D.zero


GENERAZIONE DENIM
Siamo le donne della generazione D.zero, è inutile negarlo e tanto vale accettarlo.
Abbiamo almeno Due telefoni a testa, più Diamanti che mariti, Deputati da camera e Desideri nel cassetto, abbiamo Dubbi concreti e Dati di fatto vacanti, Decine di rossetti mai stesi, Dadi di carne in fila per tre in ogni ripiano del frigo, più Digitazioni che baci, Date segnate, Domeniche appena sfiorate.

E abbiamo Denim.
In qualsiasi forma e di ogni misura, sotto le unghie quando il pantalone è troppo stretto, nei filtri della lavatrice quando la camicia è troppo nuova, nel bagaglio dell’auto quando la stagione del giacchino si farà troppo tarda.
Comprato senza prezzo nei banchetti in piazza, a prezzo pieno nella boutique del Corso, a metà prezzo all’outlet di Las Vegas, slavato, colorato o abbronzato non importa, purché sia lui, purché sia jeans, purché sia “Compro una D. di Denim che devo uscire di casa”.

La Donna Denim si è stancata di abbinare, figuriamoci di stirare, accosta jeans a tutto il resto dell’armadio per sesto senso immediato, quello affinato per sentito dire e osato fare (i suoi), lo acquista strappato da Zara, nelle sere di fine inverno sfrangia sulle caviglie quello più liso, trasforma in bracciale la minigonna da mare, ha sempre una camicia da sagomare eppure ogni stagione ha un must have da assecondare. Quest’anno di cognome fa Chanel, viene detto borsa, mescola i suoi panni con la tela e ti ricorda che generazione può fare rima anche rima con ossessione.


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