L’avvicinarsi del Natale, per Lei, non significava solo attendere tavole imbandite di tortellini in brodo, bolliti misti e panettoni gonfi d’uvetta e nemmeno fremere sotto alberi impreziositi da pacchettini colorati con etichettato il suo nome: man mano che si avvicinavano le festività dicembrine, Lei, contemporaneamente, sentiva crescere il suo piccolo, noto, fastidio annuale e quella spinettina nel fianco, latente gli altri undici mesi dell’anno, principiava a pungere già dalla seconda settimana dell’avvento.
Infatti, nel suo personale bagaglio delle sensazioni e delle esperienze, Natale voleva dire anche sette interminabili giorni di villeggiatura in montagna a meno cinque gradi Celsius, dal momento che Lui, tra il 28 e il 2, doveva sciare.
Sempre, ogni maledetto anno, quella settimana era stata dedicata allo sport invernale per eccellenza e, già il 25 pomeriggio, Lei identificava con chiarezza la natura di quello sgradevolissimo senso di rabbia, impotenza e frustrazione che l’avrebbe accompagnata fino al nuovo anno.
Lei detestava la settimana bianca delle “Vacanze di Natale” dalla notte dei tempi, quando già mamma e papà la obbligavano ad andare a lezione con gli altri bimbi della classe di sci, mocciosi dalle guance rosse e con il panino di salame e stagnola nella tasca destra della tuta.
Odiava il ghiaccio, odiava i piedi gelidi, la salopette antifreddo/antibagnato/antisesso/antitutto e non riusciva a capacitarsi di come migliaia di persone potessero trovare piacevole fare avanti e indietro su di un monte con due pezzi di ferro al posto delle scarpe.
Non sopportava la goccia al naso, lo skipass che le rimbalzava in faccia ogni volta che lo passava, i guanti da boxeur, il burrocacao surgelato, la calzamaglia termica fino alle ascelle, gli scarponi da Robocop, gli sci in spalla alle 8.45 del mattino versione asino da soma.
Le uniche cose che le davano un pò di sollievo erano la colazione in albergo la mattina, la cioccolata calda alle 11 in baita e il punch al pomeriggio, ma da sole non potevano più bastare.
Aveva deciso.
Quell’anno avrebbe giocato sporco, sporchissimo.
“Vuoi che io venga a gestire una crisi di nervi a 2000 mt? Bene. Da fine 2010 non è più free, ma costerà. Non ce la posso più fare da sola, ho bisogno di qualcosa di più forte di un vin brulè alla cannella, necessito di adrenalina pura: può sollevarmi solamente uno shopping selvaggio”.
Pensò che la mossa giusta sarebbe stata esternare questo piccolo desiderio/ricatto il 26 dicembre, così da non giocarsi i pianificati regali sotto l’abete imbellettato, ma andare in attivo dal 27, alla riapertura dei negozi.
Voleva pelo. Tanto pelo. Fur, pelliccia, colbacchi, doposci, scaldapolsi, stole e guanti.
Sognava pantaloni attillati di sfacciato velluto grigio, collant in cachemire dalla trama esosa, dolcevita sfilati e sfuggenti di ciniglia, scialli sinuosi, morbidi come il cotone e caldi come la piuma.
Voleva un outfit per ogni giorno, ma che dico, per ogni momento del giorno. Per la prima agli impianti, per il lunch in quota, per la passeggiata ante cena e per la grolla del dopo pasto serale.
Si divertì, il 28 di quell’anno.
Pensò meno alle fredde cime e più al caldo e accogliente armadio dello chalet.
Lui e le sue tasche non si divertirono proprio altrettanto e capirono benissimo che non di riscatto della vacanza si trattava, bensì di ricatto, ma riuscire a portare Lei con sè sulla vetta più alta, per la prima volta con il sorriso, valeva più di qualsiasi astuzia e di qualsiasi piccolo, dichiarato ladrocinio.
…Valeva come un compromesso raggiunto, un equilibrio sottile e una perfetta pace dei sensi che solo una nera ben battuta sotto un cielo azzurro e terso possono vagamente ricordare.
Immagini da:
Vogue Russia
Vogue Paris
Danchiù!
Quanto mi piacciono questi tuoi racconti ^_^
ottima l’idea del ricatto, perché non pensare prima allo shopping con la SUA carta di credito??? Mio marito non sa quello che lo aspetta per convincermi seguirlo in giro per il globo così, all’avventura senza prenotare nulla (di solito sono io ad organizzare i viaggi, questa volta ha detto che voleva pensarci lui…)
ci piace! bello 🙂
stupende le foto!!!!
xxx
The Chic Attitude
ma sai che scrivi davvero, davvero bene?
Grande racconto! Io e la montagna non andiamo molto d’accordo. Quando la prima ed ultima volta che sono andata a sciare mi sono proprio chiesta: “Che divertimento c’è scendere in fretta per poi risalire??”, così passavo le mie giornate nel bar delle piste al caldo a chiacchierare.
Pensa che il mio Mr. adora sciare e io con lui non vado mai!!! ahahaha 😀 Non arrivo neanche alle piste da sci visto che soffro di vertigini e la funivia non la prendo e poi soffro il mal di macchina per colpa di tutti i tornanti!!! Così me ne sto a casa e lui va via con vuole 🙂
Lei ha fatto benissimo! Quando le donne vogliono, sanno dove mettere le mani.
Le foto sono da sogno, peccato quella neve sugli sfondi, ma se dalla vita ci si attende un amaro, dalla montagna si può accettare anche la neve.
Mi associo a Lady, il post è davvero molto carino e le immagini spendide!
Ciao Eva, che belel foto! ti diró soltanto una cosa, quando ero piccola i miei hanno ingaggiato un sci trainer, io dovevo imparare per forza a sciare( anche se ioo l´odiavo) dopo mezz´ora il trainer si é recato da mio padre e ha detto: le ridó i suoi soldi, sua figlia si cerchi un´ altro sport! hahahhaha:-) bacioni
Io sulla neve quella seria non ci sono mai stata, non sopporto il freddo!!
Devo dire però che con una di quelle pelliccette magari un saltino ce lo farei, ma anche due e se mi regalano anche i Moon boot di pelliccia ci ballo pure il WAka Waka!!!!!!!!
wow ..everything in this post is incredible!!
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Bellissimi tanto il racconto quanto le foto che si “abbinano” magnificamente al tema.Sei bravissima!
Baci!
mai più indossero quei moon boots rossi e bianchi da ‘prima media’, voglio quelli di chanel fossero anche di pelo di Yety…o forse lo sono considerato quanto costano…bravissima, il tuo blog è sempre più bello.
Penso che se hai intenzione di scrivere un libro, io lo acquisterò, ti ho letta con piacere, questo racconto mi è piaciuto molto.
Cristina
Ma che meravigliose mise da neve!! Eva,hai scelto delle foto stre-pi-to-se!! E te lo dice una che detesta cordialmente la neve, ma adora i boots citati anche da Ady!
Fantastico blog!
Laura@RicevereconStile
Che figo andare in montagna così 😉
Che bel racconto *__*
Io voglio andare a sciare come la ragazza nella penultima foto invece ahah…da regina delle nevi
Ma lo sai che ho tagliato i capelli?! Nonostante tutti i commenti positivi che ho ricevuto ultimamente…non oso uscire sul prossimo post ihih 😛
Beautiful blog 🙂
L’avvicinarsi del natale per me è uno stress, corri qui, corri là… Spero di finire di fare i regali al più presto!!
ma dai! che bel racconto :DD
Eva sei una bravissima scrittrice, complimenti! mi ha spiazzato la conclusione!
Amo ♥
nella quinta immagine ci sono degli stivali a dir poco favolosi!!
visita il mio blog, se ti va;)
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eheh, non l’avevo mai vista sottoq uesto aspetto ma non mi sembra niente male…conta pure che è da quando ho 6 annic he mi tocca la settimana bianca natalizia ma a meno 15 non a meno 5!!! Dall’età adulta ho inziato a ribellarmi ma tant’è almento 3 giorni mi toccano! L’anno scorso mia zia mi ha datto sciare fino alle 4.30 il 4 gennaio nella nebbia a meno 20…. sognavo il maestro di sci di quando ero bambina che ci portava a prendere la cioccolata calda!
mi piace tanto come scrivi!