Incipit: come scriverlo e da quali “inizi” lasciarsi ispirare

incipit

Cos’è un incipit se non un inizio travolgente?

Incipit perché è la parola del mese di Ubique.

Più o meno volontariamente, con cadenza mensile noi di Ubique ci ritroviamo con una parola tormentone che fa capolino più o meno opportunamente nelle cose che scriviamo.

La soprannominiamo la parola del mese, viene fuori come il coniglio dal cilindro e scompare solo quando un’altra parola si innesta dentro testi e pensieri.

Le parole del mese sono magie a pois, costellate da puntini sulle i, accenti e apostrofi, e nascono dalle conversazioni sugli argomenti più disparati dove si intrufolano casualmente.

Quella di questo mese è senza dubbio INCIPIT, parola che indica l’inizio di una narrazione.

E se è vero che gennaio è una pagina bianca non poteva suggerirci altra parola, quella di un nuova racconto tutto da scrivere.

Incipit è l’entrata in scena di una storia, l’ingresso in un’atmosfera capace di inchiodare il lettore alla narrazione fin dalle prime battute.

È il primo assaggio, anzi è il profumo di un testo, la scia capace di trasportarti in un altrove fatto di luoghi, personaggi e circostanze.

Come deve essere un incipit

Gli inizi si sa fanno tremare le gambe, e ogni autore si pone l’interrogativo di come introdurre la propria storia.

Abbiamo bene in mente suggestioni, personaggi, circostanze, epoche e luoghi ma come presentarli al lettore?

Che sia accattivante, travolgente, imprevedibile, o viceversa delicato come una carezza capace di far vibrare l’epidermide al primo sfioro di pagina ogni incipit è un esordio che non sempre coincide con le prime fasi della scritture.

Un buon inizio può giungere alla conclusione di un manoscritto, con un percorso apparentemente a ritroso quando lo scrittore ha già terminato la stesura della storia e ha tutti gli elementi per trovare l’inizio perfetto.

Capita anche che l’incipit sia proprio lo sprint iniziale, che nemmeno l’autore sappia dove andranno a finire i personaggi che la animano e dove lo condurranno le parole.

Tipologie di “inizi”

E tu di che incipit sei?

Possiamo suddividerli in tre tipologie:

L’incipit descrittivo: mette in scena gli elementi del racconto. Vengono introdotti personaggi, luoghi, fatti e il lettore viene accompagnato dentro una storia in divenire.

L’incipit narrativo: la storia nasce attraverso la narrazione di una circostanza, da cui poi prenderanno vita ambientazioni e personaggi. Un delitto, un avvenimento, una vicenda fulcro della storia, viene introdotta immediatamente per coinvolgere il lettore e portarlo subito altrove.

L’incipit in medias res: pone invece il lettore nel mezzo della storia. Non sa nulla di ciò che accadrà e di quello che è accaduto in precedenza, ma casca nel bel mezzo di una vicenda trovandosi al contempo smarrito e emozionato. Il labirinto narrativo dentro il quale è catapultato lo induce a scovare l’intreccio della storia.

Incipit famosi

Qual è l’incipit più bello che abbiate mai letto?

È davvero difficile stabilirlo ma ce n’è uno che ha fatto la storia degli incipit e che non possiamo non trascrivere qui per rendere omaggio all’autore degli incipit per eccellenza:

Se una notte d’inverno un viaggiatore – Italo Calvino – Quando l’incipit parla dell’incipit

Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto. La porta è meglio chiuderla, di là c’è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: «No, non voglio vedere la televisione!»

Alza la voce, se no non ti sentono: «Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!» Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso, dillo più forte, grida: «Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino» O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.


Prendi la posizione più comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato. Coricato sulla schiena, su un fianco, sulla pancia. In poltrona, sul divano, sulla sedia a dondolo, sulla sedia a sdraio, sul pouf. Sull’amaca, se hai un’amaca. Sul letto, naturalmente, o dentro il letto. Puoi anche metterti a testa in giù, in posizione yoga. Col libro capovolto, si capisce.
….


La strada di SwannMarcel ProustQuando una madeleine inzuppata nel tè di tiglio è il pretesto per raccontare una storia.

Per molto tempo, mi sono coricato presto la sera. A volte, non appena spenta la candela, mi si chiudevan gli occhi così subito che neppure potevo dire a me stesso: “M’addormento”. E, una mezz’ora dopo, il pensiero che dovevo ormai cercar sonno mi ridestava; volevo posare il libro, sembrandomi averlo ancora fra le mani, e soffiare sul lume; dormendo avevo seguitato le mie riflessioni su quel che avevo appena letto, ma queste riflessioni avevan preso una forma un po’ speciale; mi sembrava d’essere io stesso l’argomento del libro: una chiesa, un quartetto, la rivalità tra Francesco primo e Carlo quinto.

Pinocchio – Carlo Collodi – L’incipit che tradisce le aspettative creandone di migliori!

C’era una volta… ‐ Un re! ‐ diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno. Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.

Il Colibrì Sandro Veronesi L’incipit che promette e mantiene.

Il quartiere Trieste di Roma è, si può ben dire, un centro di questa storia dai molti altri centri. È un quartiere che ha sempre oscillato tra l’eleganza e la decadenza, tra il lusso e la mediocrità, tra il privilegio e l’ordinarietà, e per adesso tanto basti: inutile descriverlo oltre, perché una sua descrizione potrebbe risultare noiosa, all’inizio della storia, addirittura controproducente. Del resto, la migliore descrizione che si può dare di qualunque posto è raccontare cosa vi succede, e qui sta per succedere qualcosa di importante.

L’incipit è il colpo di fulmine, l’attacco che ti induce a proseguire, l’essenza dello storytelling.

Come riempire la prima pagina bianca

Non vogliamo parlare di trucchi ma di stratagemmi narrativi, il pezzo di esordio del vostro scritto deve essere come il mandala tibetano, dovrà unire una serie di granellini di sabbia, uno dietro l’altro per creare una visione d’insieme con pazienza e laboriosità.

Nelle prime righe del nostro racconto può esserci già tutto o solo una promessa. Se stiamo raccontando una vicenda familiare, ad esempio possiamo presentare i personaggi e l’ambientazione o partire da un avvenimento:

La madre di Jules quell’estate aveva sistemato la soffitta per poter ospitare la zia Betty che sarebbe arrivata sul finire di settembre per tentare di risollevare le pene della piccola Isabel. La bimbetta allegra e canterina, aveva subito il contraccolpo peggiore dalla perdita del padre e non aveva più proferito una parola. A soli sette anni aveva affidato il suo dolore alle note stonate di una pianola che le aveva regalato il suo babbo di ritorno da quell’ultimo viaggio a Saint Michael’s Mount. Soffiava un forte vento di maestrale a Bibury la sera in cui Betty arrivò finalmente in casa Pit, ma nemmeno il vento di nord-ovest avrebbe potuto spazzare via in un sol colpo tutta quella malinconia come seppe fare lei.

Ci siamo divertite a creare un incipit che presentasse fin da subito i protagonisti, la vicenda e i luoghi.

Proviamo a introdurre adesso la stessa storia con un incipit diverso

I fiori di campo disposti a mazzi sulla vecchia credenza erano ciò che restava del giorno peggiore di sempre. E Jules pensò bene di gettarli alle ortiche prima che Isabel facesse ritorno. Niente doveva più parlare di quel maledetto incidente, ma nessuno si aspettava che qualcuno avrebbe smesso di parlare per sempre.

Divertitevi a creare diversi incipit per la vostra storia e sottoponeteli ad amici e parenti. Chiedete a loro qual è il più coinvolgente e proseguite nella stesura del vostro romanzo tenendo ben presente che i soli inizi che possono sempre cambiare sono quelli delle nostre storie.

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