Entrando a LaGare Bistrot Milano, che si trova al quarto piano del LaGare MGallery Hotel by Sofitel, la prima cosa che ho pensato è che, oggi, ideare e gestire a Milano un ristorante che non sembri un ristorante, ma ne porti addosso tutte le peculiarità e comunque si distingua, non sia affatto cosa semplice.
Per una città che ambisce a offrire tutto, come in effetti è, il rischio può essere faticare a stimolare l’incanto dei suoi clienti, cioè conquistare occhi e palati, ormai avvezzi a qualsiasi proposta.
Immaginate, invece, di scoprirvi piacevolmente stupiti da subito, calati dal principio in un’atmosfera che già da sola stuzzica, fa roteare le pupille, invoglia a sedersi a tavola. Ho cenato a LaGare Bistrot Milano la scorsa settimana e le mie prime impressioni sono state queste. E noi lo sappiamo che la prima impressione non mente mai.
Immaginate poi di allungare un po’ di più lo sguardo e notarvi incastonati nel cuore di uno skyline metropolitano che brilla a tutte le ore, sfacciatamente in posizione di dominio visivo, ed essere invitati ad accomodarvi direttamente dal punto di vista d’insieme: le luci fuori, le eleganti lampade di Venini sopra, i profumi di cucina da qualche parte, nel fondo.
Immaginate, infine, di mangiare. Anzi, di ritrovarvi a notare la differenza tra cibarsi e assaporare.
Le cucine di LaGare Bistrot Milano sono affidate alla cura di Matteo Minutiello, classe 1982, qui arrivato dopo una lunga esperienza al fianco di Silvano Zuccoli, che lui stesso definisce il suo grande “maestro” e con cui ha lavorato per anni nelle storiche cucine di Giannino, icona della Milano degli anni Ottanta e Novanta.
Il concept dei piatti è semplice: qualità delle materie prime, tradizione meneghina alla base, ricerca sopraffina delle tecniche di cottura, eccellenza della cantina a supporto, risultati di confine. Piatti talmente genuini e innovativi allo stesso tempo da sfuggire a qualsiasi definizione, esattamente come i ritmi di una metropoli contemporanea: profonda ed eterea insieme.
Il risultato è un luogo che potrebbe trovarsi nel centro di Milano come nel cuore di Singapore, con l’unica differenza di una firma italiana inconfondibile che sa come si sigla il tutto. Vorrei definirlo fusion, ma non sarebbe corretto. Ve lo riporto allora come “urbano italiano”, chic, metropolitano, elegante al punto giusto e dannatamente bello.
Ultima nota.
Non scordate di indossare un tacco quando verrete qui per cena: la vista della città al di là del vetro bisogna guardarla dritta negli occhi, alla sua stessa altezza.
OMG Eva che eleganza! Una camicia simile alla tua l’ho comprata da una nonnina presso un mercatino delle pulci…in seta e ricamata da lei stessa, purtroppo a maniche corte,,,
Bussi
Mettila lo stesso con il maglione sotto! Bacissimi!
Che bello, da provare al piu’ presto!