L’arte contemporanea a Napoli mi piace perché non esiste un codice di codificazione, una sorta di linguaggio html in cui se sposti un apice fai un macello.
L’arte contemporanea la devi prendere così, sottobraccio, e aspirarne il profumo che a volte sa di umido ed è acre e al contempo dolce.
Ho accolto l’invito di Dino Morra a visitare la sua galleria di arte contemporanea a Napoli in occasione dell’inaugurazione della mostra di Laura Delaney – Prayer to a Fractured Column. E per me che sono così avvezza al glam, alle luci tutte accese, al brusio di fondo e a quell’incontenibile eccitazione che quando arrivi ad un evento di moda ti viene da gridare subito “Where is Gatsby?!”, è stata una piacevole scoperta.
La mostra di Laura Delaney di arte contemporanea a Napoli è tutta sussurrata, una suite di collage creati partendo da fotografie e materiali scovati a Napoli che hanno il proposito di raccontare la città attraverso una visione allegorica, ma che fanno molto di più perché trasformano il rumore di fondo, il frastuono della strade più veraci, in silenzio.
I collage tolgono l’audio alla città per consentire di vedere oltre ciò che viene detto, attraverso “invocazioni visive”.
Mi piace pensare che Laura abbia riorganizzato le sensazioni e le esperienze che Napoli le ha regalato negli ultimi due anni, lasciandole comunque collocate dove le ha trovate, al pari del collezionista di conchiglie che le tiene sparse per le spiagge di tutto il mondo.
Siamo stati introdotti a questa mostra di arte contemporanea a Napoli dal marito della giovane artista australiana, ed è stato un momento di pathos, il luogo in cui l’amore incontra l’arte e ne amplifica il significato.
Gli spazi espositivi della galleria sono collocati in un posto unico, un lanificio dimenticato nella parte della città che ha un battito in più, che vive di fibrillazioni, che ribolle.
Il Floor space ospita la mostra dell’inglese George A Bidmead, una serie di lavori in olio e acrilico, dove il colore ostentato e acido porta a galla la visionarietà che va oltre la realtà, che ne delinea i contorni bucandone gli schemi.
Nell’Underground space di questa esposizione di arte contemporanea a Napoli è presentata la mostra Just one damn thing after the other del duo Afterall, un’enorme griglia che ingabbia il vuoto, un’opera che si innesta così bene negli spazi da non riuscire quasi a credere che abbia origine da indagini storiche, da riflessioni su un monumento ai caduti (Monumento ai caduti del mare, conosciuto ai napoletani come La Colonna spezzata) ma che pare sia nata lì, tra quelle mura scrostate, dove a dispetto di un passato industriale c’è da credere che l’arte sia stata sempre di casa.
c’eravamo persi di vista a quanto pare; è stato un piacere ritrovarti!!!