La poesia non è di chi la scrive è di chi ne ha bisogno, diceva il postino Massimo Troisi al poeta Neruda, a cui rubava poesie d’amore per conquistare la donna che amava, e lo diciamo anche noi oggi alla nostra amica Antonia alla quale rubiamo un verso per conquistare la nostra consapevolezza di donne.
Ci sono le Donne. E poi ci sono le Donne Donne. E quelle non devi provare a capirle, sarebbe una battaglia persa in partenza. Le devi prendere e basta. Devi prenderle e baciarle, e non dare loro il tempo di pensare. Devi spazzare via, con un abbraccio che toglie il fiato, quelle paure che ti sapranno confidare una volta sola, una soltanto, a bassa, bassissima voce. Perché si vergognano delle proprie debolezze e, dopo avertele raccontate, si tormenteranno in un’agonia lenta e silenziosa, al pensiero che, scoprendo il fianco, e mostrandosi umane, fragili e bisognose per un piccolo fottutissimo attimo, vedranno le tue spalle voltarsi e i tuoi passi allontanarsi. Perciò prendile e amale.
“Donne al quadrato”, opera prima di Antonia Storace, giovane autrice napoletana, scorre così, come l’acqua che zampilla da una fontana in una giornata afosa ti ristora e indica che la strada da percorrere è ancora tanta e serviranno cuore e gambe. Perché Antonia sa bene che la poesia ti disseta, ti guida, pulisce le ferite, aderisce alla tua vita come un cerotto, tanto che alle volte finisci persino per chiederti se sei stata tu che l’hai scritta. “Tra un caffè caldo aromatizzato alla cannella, e la faccia stropicciata dal sonno della domenica mattina, ho sorriso al pensiero che qualcuno, sia pure inconsapevolmente, avesse messo in musica quello che mi hai fatto”.
Emozioni tradotte in parole, questo è “Donne al quadrato”, il rumore duplicato che fa il cuore quando l’hanno ammaccato, un nero su bianco che tutte noi almeno una volta abbiamo scritto con lacrime e sudore, “perché certi giorni, se lasci fare ci pensa la vita a dirti che la poesia esiste”.
Che scarpe fare calzare oggi alla donna di poesia di Antonia, una donna donna che conosce il costo emotivo di un giro di aorta eppure ama esserlo?
Il timbro vintage di un paio di clogs Bosabo esalterebbe la sua femminilità, a ben pensarci. Quella femminilità che anela tagli di presente nuovo conservando l’essenza della tradizione e che in un tacco di legno che batte la terra rilascia energia al mondo e dona un’eco di cuore udibile da tutti.
Poi è di cuoio. È roba vera, come l’autrice, come la lettrice che questo libro lo acquista, lo capisce, lo rilegge e finisce pure per comprarsi le clogs.
E di poesia se ne sa a pacchi da queste parti!