Il mal di seta ti prende quando meno te lo aspetti.
Alcune mattine, ancora prima del barattolo del caffè, è il ripiano che custodisce l’aroma della mia seta che apro con bisogno. Non importa se fuori è gennaio o se il capo che indosserò confonderà il suo colore tenue con quello pallido della mia pelle, perché in quel momento non è un vestito che vado cercando.
Non so dirvi da dove parta la nostalgia di un tessuto, ma posso raccontarvi dove arriva la seta, che prima di essere uno stato in luogo è uno stato interiore; può capirmi chi ha memoria di certa Africa, intramontabile e rarefatta, sana e incurabile, che ti pizzica una spalla da dietro e quando ti volti non trovi, pur continuando a sentirne il morso.
La seta ha sfumature di colore profonde, valicanti la linea dell’orizzonte di una cucitura, e odore inconfondibile, che fagocita qualunque detersivo per diventare tutt’uno con il profumo di ciascuno. Ha sagoma un po’ informe, anche nel miglior taglio sartoriale, e si confeziona fino in fondo solo nei panni di un portamento. Non posso mentire e raccontarvi che è calda o fredda, garantisco però che mantiene costante la temperatura di chi la indossa.
Avete presente l’eco di un tramonto sconfinato o il non tempo di un cielo di stelle che porta la stessa quiete di una mano sulla testa? Il mal di seta è così, torna a fare visita a partire da un banale ricordo e passeggia nei pensieri senza meta per un giorno o due, predisponendo uno stato d’animo.
In quei giorni di richiamo ancestrale vestiamo qualsiasi cosa per saziare il ruggito della mancanza. Siamo capaci di uscire di casa con la sottoveste bianca e una cintura di cuoio lasciata lasca in vita, con il caftano da spiaggia in seta rosa più un cardigan, potremmo addirittura rimettere l’abito da sposa con sopra un bolerino di pelle nera se solo fosse in armadio e non in cantina.
Confesso che il mal di seta autentico fatico pure a descriverlo. Pulsa a prescindere dai nuovi acquisti appesi sulle grucce e dalle mode che cambiano, chiede fibra come fosse la cosa più naturale del mondo e fa azzeccare un look passando per la via più spontanea e meno battuta, quella di un istinto.
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Alice Cerea,
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Cara Eva,
la tua eleganza mi tocca profondamente e confina nell’oblio la grettezza e la banalitá di certi quotidiani. Merci
Cara Cuor di leone, mi sei mancata. Merci a te.
Questo post me lo sono letto tutto molto lentamente e a bassa voce, nella mente, così come una leggera brezza muoverebbe in silenzio quel vestito color sabbia. Mi lascia sempre sbalordita l’abbinamento paesaggio/abito che riuscite combinare. Ciao ragazze, buona giornata.
eleonora
La seta è il mio tessuto preferito proprio per tutti i motivi che hai scritto: specialmente perché da sola è informe, ma indossata è perfetta!