Una rubrica di tradizioni a confronto, di usanze indossate, di folclore da ricucire, di viaggi con un solo stivale e a rotta di scollo tra sole e nebbia, pizza e fagioli, sandali e cappotti.
Diversità di vivere momenti di uguali giornate, quelle scandite, ad esempio, dall’ozio natalizio di Eva e da quello di Ady.
Entrambe scegliamo il padre dei vizi come forma di sopravvivenza.
Eva al Nord trascorre il suo tempo tra gatti, romanzi e gomitoli di lana (senza la minima intenzione di sferruzzare), Ady al Sud ciondola tra riviste dimenticate che parlano ancora di mare e tisane depurative (per digerire i parenti invadenti).
E voi quale forma di ozio praticate?
[one_half]L’ozio natalizio sul divano del Nord
Periodo natalizio non significa solo abete, parenti e mascarpone. Fine dicembre vuol dire anche casa, coperta e scazzo di stagione.
Le vacanze di Natale sono quel giorno in più che avanza, che puoi riempire di nulla e di tutto, di libri e di film, e che ti ricordi di avere a disposizione la sera prima, quando non c’è sveglia da puntare ma solo piccolo vizio da individuare per assecondare.
Io mi piazzo tra neve di pianura, romanzi senza fretta, aerei dell’Epifania da cercare sul divano e panettone che non finisce mai che mi ritrovo sempre in mano.
Allo stesso tempo mi incastro tra telefonate di piacere che non ho mai quel tempo senza tempo di fare e il lusso di una passata di smalto in più da riuscire una volta tanto ad asciugare.
Il tutto è condito da pigiami da personificare, che chiedono di essere vissuti in pieno giorno e non solo imbustati in piena notte, gatti da lisciare e lana da sagomare che mi piacerebbe tanto sapere intrecciare.
Ad oggi i gomitoli ci sono, ma più che ferri del mestiere incontrano unghie di felini da temere e che a gennaio, anziché un’insegnante di knitting, mi faranno chiamare il tappezziere.
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[one_half_last]L’ozio natalizio sulla poltrona del Sud
Non chiamatemi dissacrante ma i giorni delle feste che preferisco sono quelli senza spumante.
A cavallo tra Natale e Capodanno quando la faccia di quella zia insolente che hai tentato di annegare nelle bollicine di un calice di troppo, svanisce dalla festa senza lasciare altro ricordo che un cerchio alla testa.
E in quei giorni che, senza nemmeno il pensiero di dovermi vestire, vago in giro per casa e pesco a caso dalla catasta di riviste che mi sono arrivate per abbonamento qualcosa da sfogliare mentre tento invano di digerire.
È così che passo i miei giorni di festa migliori, tra tisane depurative e riviste di settembre che dovevo ancora aprire, scorci di moda mare all’Havana, mentre tiro su i calzettoni di lana.
Il mio conto alla rovescia verso il nuovo anno comincia all’indomani di Santo Stefano e dura fino a qualche ora prima dell’ultima cena, quando si faranno di nuovo vivi i fantasmi dei miei parenti, quelli che chiedono sempre come mai la tua attività non è così fiorente che loro hanno una nipote che ha vinto il concorso in magistratura e adesso fa parte del gran giurì della corte che sta sulla luna… ed io fingerò di sorridere cordiale facendogli perfino i complimenti, ma sarà solo un modo per stringere i denti.
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Il mio “padre dei vizi” sposa la nostalgia e mi da il tempo di ricordare a persone e luoghi ormai lontani; non mi da più alibi… mi da il tempo di fare affondare il cozzetto del pane nel ragù che “pappulea” per ore e che mi è generalmente offerto a domeniche alterne dalla mamma o dalla suocera, mi da il tempo di guardare nell’oblò della lavatrice i panni che girano e girano!
Scusate, c’è una a di troppo!
Come sapete sono del nord ma in questo caso faccio esattamente come il sud!!!
Buone feste a tutte