Se il Natale è la festa d’inverno per antonomasia, il vino ne è l’espressione più gioiosa e conviviale, immancabile sulle tavole nostrane, dalla Vigilia di Natale fino alla Befana, passando naturalmente per Capodanno.
Ma quale vino scegliere tra le infinite possibilità che il nostro incredibile territorio ci offre?
Ci affidiamo alla pubblicità in TV o ai Social o diamo retta alle offerte dei supermercati?
Niente di tutto ciò, ma a vini delle feste di qualità adatti alla cucina natalizia.
Vini non banali, un po’ di nicchia, di qualità certificata, e nemmeno troppo costosi.
Indice
1. Vini delle feste: la bollicina
Tufaio Pas Dosè, Cantina del Tufaio
Non potevamo iniziare che con una bollicina, ma non siamo in Franciacorta e nemmeno in Trentino.

Ci troviamo nel Lazio, e più precisamente a Zagarolo, gioiosa cittadina alle porte di Roma, dove una piccola realtà vitivinicola, a conduzione familiare, nata nel 1881 produce con passione e caparbietà ottimi vini.
Quattro ettari di vigneto, un terreno unico, alle pendici del grande vulcano laziale e una cantina piccina, con una sorta di “porta magica”, che apre a una grotta di Tufo, scavata a 16 metri di profondità dagli avi della famiglia Loreti.
Un microclima costante, tra i 12 e i 14 gradi centrigradi dove le bottiglie di metodo classico riposano in apposite “nicchie”, su cataste prima e pupitre dopo.
Il Pas Dosè è a base di Pinot Bianco al 90% e di Malvasia Puntinata al 10%. Sosta sui lieviti 36 mesi e la sboccatura è rigidamente manuale, come del resto anche il remuage.
Suggeriamo di portare sulle tavole di dicembre questa bollicina perché è semplice ma ha forte personalità, si beve facilmente eppure lascia il segno.
Agrumi, fiori e tostatura al naso; equilibro, struttura e finezza in bocca.
Ecco il vino natalizio perfetto per il vostro pasto della Vigilia o del 25 dicembre, da degustare come entrée ma anche per accompagnare gli antipasti.
2. Il vino bianco fermo delle Feste che conquista e stupisce
Verdicchio dei Castelli di Iesi Salmariano, Cantina Marotti-Campi
I Castelli di Jesi sono 14 paesi che sorgono sulle colline attorno alla vallata di Jesi.
Possiamo dividerli in due grandi gruppi: quelli della “costa”, cioè più vicini al mare (la costa in realtà si trova a qualche chilometro di distanza) e quelli dell’entroterra.
L’Azienda di cui vogliamo parlare si chiama Marotti-Campi, nata a metà dell’800.
All’epoca, la coltura principale era il grano, almeno fino al 1867, anno in cui Cesare Marotti piantò il primo vigneto: “circa 8000 piante poste a distanza di 1,20 metri”.
Oggi, l’Azienda Marotti Campi, a conduzione familiare al 100%, conta 56 ettari vitati principalmente a Verdicchio e Lacrima di Morro d’Alba e altri 12 in affitto.
La sabbia e l’argilla dei vigneti insieme alle diverse esposizioni e alla brezza che proviene dal mare rendono questo Verdicchio austero e longevo ma sempre piacevolmente fresco e minerale.
Il Salmariano è la Riserva Classico Superiore. Oltre ai 12 mesi sulle fecce nobili, un 20% del vino viene affinato per altri 12 mesi in piccole botti di rovere francese.

I profumi sono di fiori gialli, di sambuco, di vaniglia. La mineralità è bilanciata dalla struttura del vino e la sua potenzialità di invecchiamento è certamente notevole.
Questo Verdicchio potrà accompagnare i primi di pesce della vigilia, le verdure di “rinforzo” del 25 e gli antipasti più strutturati dell’ultimo giorno dell’anno.
3. Il rosso per le feste è un vino valdostano secco, dal color rubino chiaro
Cornalin, Cantina La Source
Avete presente quei vigneti soleggiati, con filari perfettamente allineati su dolci colline che si alternano a zone pianeggianti? Ecco, il vino che stiamo per presentarvi non proviene da qui.
Un vino sulle tavole in festa direttamente dalla viticoltura eroica
Siamo in Valle D’Aosta e vogliamo parlare di un vino di montagna, frutto della viticultura estrema chiamata anche “viticoltura eroica”.
La viticoltura eroica è così definita quando praticata su territori particolarmente impervi, le cui condizioni di lavorazione sono estreme per ragioni legate al terreno, al clima o alla alta quota.
Ogni operazione è fatta senza l’ausilio di mezzi meccanici e la raccolta delle uve è manuale. A volte è assolutamente difficile arrivare dai vigneti alla cantina perché i sentieri sono ripidi, scoscesi e tortuosi.
Insomma, possiamo definire estrema o eroica un viticultura quando siamo di fronte ad almeno una di queste condizioni:
- pendenza del terreno superiore a 30%
- altitudine superiore ai 500 metri s.l.m.
- sistemi viticoli su terrazze e gradoni
- viticoltura delle piccole isole.
Il Cornalin di La SOURCE per Natale e Capodanno
La SOURCE, situata a Saint-Pierre, un paese al centro della Valle d’Aosta, nasce nel 2003, per volontà di alcuni giovani agricoltori discendenti di famiglie valdostane dedite all’agricoltura da generazioni.
Attualmente, l’azienda è di proprietà della famiglia Celi-Cuc e Stefano Celi ne è l’anima.
Parliamo di una cantina piccola, con appena 6,5 ettari di vigneti dislocati nelle migliori zone viticole della valle, nei Comuni di Quart, Aosta, Sarre, Saint-Pierre, Aymavilles e Villeneuve.
Il vino per Natale che vi vogliamo consigliare è il Cornalin, vitigno tradizionale valdostano, non molto diffuso, ma assolutamente interessante.

Non viene affinato in legno e ha una grandissima bevibilità. Un vino fresco, elegante e profumato, di piccoli frutti rossi e spezie, con una struttura snella e un finale delicato.
Strepitoso con la lasagna rossa di Natale ma anche con il cotechino di Capodanno.
4. Vini delle feste: ecco quello dolce
Dulcis in Fundo, Cantina Torrevento
Non so bene quale sia l’origine della tradizione tutta italiana di stappare una bottiglia di spumante brut con l’arrivo della torta (forse il concetto del “botto” e della festa) ma so che è tutta sbagliata, a meno che non si tratti di una bollicina dolce.
Le basilari regole dell’abbinamento ci dicono che con il dolce serve un vino dolce (abbinamento per concordanza).
Bene, abbiamo scelto per voi “Dulcis in Fundo”, uno dei vini delle feste a base di Moscato di Trani.

Siamo in Puglia ed è il 1948 l’anno in cui i fratelli Liantonio acquistano un ex monastero benedettino del Seicento e 57 ettari di vigneti circostanti in contrada “Torre del Vento”, al centro della Murgia barese.
L’obiettivo è ampliare la superficie vitata di proprietà e produrre pregiati vini rigorosamente da uve autoctone tipiche di Puglia.
L’anno della svolta è il 1989, quando nasce la Torrevento S.r.l., azienda che unisce alla passione per il vino l’amore per quella terra, implementando la produzione di vini di alta qualità, con particolare attenzione alla Denominazione Castel del Monte.
Oggi, Torrevento gestisce una superficie vitata di oltre cinquecento ettari in Puglia, in cui si producono vini soprattutto dai vitigni autoctoni pugliesi come Nero di Troia, Bombino Bianco e Nero, Aglianico, Primitivo e Negroamaro.
E, naturalmente, il Moscato di Trani, il protagonista del nostro vino, coltivato a 300 mt di altitudine e vendemmiato dopo un leggero appassimento delle uve in pianta.
I riflessi oro preludono a un vino caldo, con sensazioni di frutta esotica.
Dolce ed equilibrato, lungo ed elegante.
Lo abbiniamo alla classica pasticceria di Natale, panettone e pandoro, ma anche ai biscotti secchi della nonna.